La Basilicata

un museo a cielo aperto

Matera

Matera
Capitale Europea della Cultura 2019

I Sassi di Matera, unici nel loro genere, sono patrimonio mondiale dell’Unesco, e la città, proclamata Capitale Europea della Cultura 2019, è il regno dei contrasti, un disarmante inno alla bellezza, groviglio inimitabile di case-grotta, sfarzosi palazzi barocchi, stupende chiese rupestri, intorno i paesaggi biblici della Murgia e borghi ricchi di storia. La città è adagiata sui due anfiteatri naturali del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano con al centro la Civita.

Una città dura, soprattutto se si pensa alle condizioni in cui i contadini hanno vissuto per secoli nelle case-grotta di cui brulicano i Sassi, ma allo stesso tempo tripudio assoluto di bellezza, arte, architettura dove l’arcaico si mescola al moderno, e l’essenziale allo sfarzo architettonico.



Cosa vedere a Matera:

  • Casa Noha
  • Cattedrale
  • Chiesa di S. Francesco d'Assisi
  • Cripta del Peccato Originale
  • Le Chiese Rupestri
  • Le masserie fortificate
  • Museo della civiltà contadina
  • Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata
  • Museo Nazionale "D. Ridola"
  • MUSMA
  • Parco storico delle chiese rupestri

Cosa degustare a Matera:

  • il “Pane di Matera”: impastato con farina di grano duro e cotto in forno a legna secondo la tradizione. Ha una crosta molto dura ed è di color giallino all’interno ed è noto perché si può conservare per lungo tempo e anche indurito è ottimo per la preparazione di diverse pietanze.
  • la "Ciallèdd": a base di pane raffermo lasciato indurire per circa 2 settimane, la Cialledd anticamente era un piatto povero, condito con patate, cipolla, erbette della Murgia, a volte uova e un tempo soprattutto fiori, che oggi sono stati sostituiti dalle rape.
  • la “Crapiata”: piatto a base di: grano, farro, cicerchie, ceci, lenticchie, fagioli, fave, piselli, patate; insaporite con sedano, cipolla carote, alcuni pomodorini, olio extravergine d'oliva e sale. Tutti i legumi, venivano cotti in un grande pentolone e venivano serviti a tutti gli abitanti del vicinato, il quartiere dei Sassi dove intorno ruotava un certo numero di abitazioni. Il primo di Agosto si festeggiava la fine del raccolto e, per celebrare la buona annata, tutte le donne portavano un pò di grano e di legumi, unica ricchezza delle famiglie materane dell'epoca.
  • il “Ceccio” o “U’ cecc’ du bambine”: la storia narra che, anticamente, le donne impastavano il pane e lo portavano a cuocere dai fornai e con gli scarti dell’impasto preparavano questi dischi di pasta fritta, li passavano nello zucchero e facevano felici tutti i bambini, da qui il nome “u’cecc’du bambine”.

Come arrivare a Matera:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere SS175 e Strada Provinciale 380 in direzione Matera.
  • Prendere l'uscita Matera Sud.
  • Calcola il percorso con Google Map

Cosa fare a Matera:

Aliano

Aliano
Paesaggio lunare, dove il tempo si ferma.

Il paese è situato su uno sperone argilloso, nel tipico paesaggio dei "Calanchi", fra il fiume Agri e l'affluente Sauro.

Le sue origini sono remote tanto da far presumere che il territorio sia stato abitato sin dai tempi di Pirro. All'ingresso del paese si trova la casa di Carlo Levi, scrittore e pittore, confinato nel periodo fascista. Qui scrisse il suo libro più noto, "Cristo si è fermato ad Eboli". Molto bella, all'interno dell'abitato, è la chiesa di San Luigi Gonzaga, dedicata al Santo Patrono, costruita nel XVI sec., nel cui interno sono conservate tele di grande valore, risalenti al 1500. Importante è il Museo della Civiltà Contadina, sito in un vecchio frantoio abbandonato, in cui sono conservati antichi affreschi e manufatti. Da visitare assolutamente è il bellissimo "Borgo Antico" per la particolare costruzione delle case costruite con mattoni crudi di argilla. Il paese è circondato da piantagioni di ulivo e dai noti "Giardini di Aliano", soprattutto pescheti e agrumeti.



Cosa vedere ad Aliano:

Cosa degustare ad Aliano:

  • gli Gnemurielli: sono involtini fatti con le interiora di agnello o capretto giovane, condite e arrotolate prima di essere messe a cucinare sulla brace.
  • il Canestrato di Moliterno: è un formaggio IGP a pasta dura, stagionato almeno 60 giorni, ottenuto per il 70-90% da latte intero di pecora e per il rimanente 30-10% da latte intero di capra. Il sapore è dolce nel formaggio fresco, piccante in quello più maturo.

Come arrivare ad Aliano:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere SS598 in direzione di Strada Provinciale Aliano.
  • Prendere l'uscita verso Saurina/Stigliano/Gorgoglione/Gaurdia P./Corleto P./Aliano/Cirigliano da SS598
  • Calcola il percorso con Google Maps

Cosa fare ad Aliano:

  • Sagra della bruschetta II settimana di Agosto.
  • Festa di San Luigi 21 Giugno.
Craco

Craco Il paese fantasma

A causa di una frana di vaste proporzioni, nel 1963 Craco iniziò ad essere evacuata e parte degli abitanti si trasferì a valle, in località "Craco Peschiera". Allora il centro contava quasi 2000 abitanti. La frana che ha obbligato la popolazione ad abbandonare le proprie case sembra essere stata provocata da lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell'abitato. Nel 1972 un'alluvione peggiorò ulteriormente la situazione, impedendo un'eventuale ripopolazione del centro storico e dopo il terremoto del 1980 Craco vecchia venne completamente abbandonata. Ad onta di questo esodo forzato, Craco è rimasta intatta, trasformandosi in un paese fantasma. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla World Monuments Fund. Il comune, nella realizzazione di un piano di recupero del borgo, ha istituito, dalla primavera del 2011, un percorso di visita guidata, lungo un itinerario messo in sicurezza, che permette di percorrere il corso principale del paese, fino a giungere a quello che resta della vecchia piazza principale, sprofondata in seguito alla frana. Nel dicembre 2012, è stato inaugurato un nuovo itinerario, che permette di addentrarsi nel nucleo della città fantasma.
Nel 2013, il centro storico ha registrato un'affluenza di circa 5.000 visitatori.



Cosa vedere a Craco:

Come arrivare a Craco:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere l'uscita Scanzano J. Sud e prendere SS598 Val d’Agri.
  • Prendere lo svincolo SS103 per Craco (Basentana).
  • Craco: calcola il percorso con Google Maps

Cosa fare a Craco:

  • Sagra del Melone e del grano in Agosto;
  • Festa della Madonna della Stella I Domenica di Maggio e I Domenica di Agosto.
Metaponto

Metaponto
Un ritorno in Magna Grecia

Metaponto fu fondata da coloni greci dell'Acaia nella seconda metà del VII secolo a.C., su richiesta di rincalzo coloniale direttamente dalla madre patria, da parte di Sibari, per proteggersi dall'espansione di Taranto. Divenne molto presto una delle città più importanti della Magna Grecia.

Fonti antiche riportano che Metaponto sarebbe stata fondata dall'eroe greco Nestore di ritorno dalla guerra di Troia, e che vi fossero state due Metaponto, una risalente appunto a quel tempo, ed un'altra achea, di età storica.

La ricchezza economica della città proveniva principalmente dalla fertilità del suo territorio, testimoniata dalla spiga d'orzo che veniva raffigurata sulle monete di Metaponto e che divenne il simbolo stesso della città e che essa inviava in dono a Delfi.
A Metaponto visse e operò, fino alla fine dei suoi giorni nel 490 a.C., Pitagora che vi fondò una delle sue scuole.



Cosa vedere a Metaponto:

  • Museo archeologico
  • Tavole Palatine
  • Contatti 0835 745327

Cosa degustare a Metaponto:

  • la Scorzetta (Bernalda): un delizioso biscotto a base di pasta di mandorle ricoperto di finissimo cioccolato fondente con la forma di una mezza luna.

Come arrivare a Metaponto:

Cosa fare a Metaponto:

  • Festa di San Leonardo Magno dal 4 al 7 Agosto.
Nova Siri

Nova Siri
Presidio della Costa Jonica

La presenza del castello evidenzia una precedente funzione di avamposto militare e civile forse di origine romana o, più probabilmente, bizantina, a presidio delle coste ioniche, durante l'età delle scorrerie dei saraceni, la cui funzione è attestata dalla Torre Bollita presente sulla costa. È una costruzione cilindrica eretta nel 1520 a salvaguardia delle invasioni di pirati turchi. Era una torre "cavallara", cioè che ospitava delle guardie regie a cavallo le quali, quando avvistavano navi turche, correvano ad avvisare i coloni nelle campagne perché trovassero rifugio nel vicino bosco o nella stessa torre.

L'antico nome Bollita, la cui origine è discussa poiché potrebbe derivare o dall'antico Boletum presumibilmente ovvero dalla forma ovoidale della collina che richiamerebbe alla mente il cappello del fungo porcino (boletus edulis) o dalla presenza di polle d'acqua sorgive, richiamando l'antico senso di acqua che bolle, venne abbandonato in favore della denominazione attuale per la presenza in questo territorio, attestata da Strabone nella sua opera Geografia, della città di origine greca Siris.

Successivamente, fu feudo della famiglia spagnola Sandoval de Castro, il cui più famoso esponente fu don Diego Sandoval de Castro, amante della contessa Isabella Morra, figlia del conte Morra signore di Favale (antica denominazione di Valsinni).

Sotto il profilo urbanistico l'abitato iniziò a svilupparsi nella seconda metà del XX secolo, prima sulla collina orientale, poi, dagli anni settanta del Novecento con la stazione ferroviaria e la frazione Marina, a ridosso della SS 106 Reggio Calabria-Taranto.

Nova Siri Marina ha conosciuto, da allora, un notevole sviluppo demografico divenendo una nota stazione balneare che attira villeggianti non solo dai paesini dell'entroterra lucano e calabrese, ma anche dal resto d'Italia e dall'estero.

Cosa vedere a Nova Siri:

  • Castello di Diego Sandoval di Castro
  • Torre Bollita
  • Vasche di Sant’Alessio

Cosa fare a Nova Siri:

  • Sagra delle Orecchiette nel mese di agosto;
  • Festa della Sulla II domenica di maggio;
  • Festa di Sant’Antonio il 13 giugno;
  • Festa della Madonna del Carmine il 16 luglio.
Policoro

Policoro
Dal Neolitico al Medioevo un percorso attraverso la storia.

La città, costruita intorno al 680 a.C. dai Colofoni provenienti dall'Asia Minore, fu distrutta da una coalizione Achea agli inizi del VI sec. a.C.. Dopo un periodo di decadenza, nel V sec. a.C., le colonie di Taranto e Thuru la ricostruirono sulle vecchie rovine dell'antica Siris col nome di Heraclea.

Nei pressi della città si svolse il primo grande scontro tra i Romani e Pirro nel 280 a.C. Interessantissimo da visitare è il Parco Archeologico, situato alle spalle del Museo Nazionale della Siritide, che custodisce i resti dell'antica città di Siris-Heraclea.

Nelle vicinanze del Museo sono ubicati il Santuario di Demetra e il Tempio Arcaico dedicato a Dionisio risalente al VII sec. a.C.
Nei pressi di Policoro si estende il Bosco Pantano, in cui vegetano specie tipiche di un clima temperato-umido, insolito rispetto al clima caldo-umido del litorale jonico.
La città, importante centro balneare della regione, è dotata di varie strutture turistiche per il soggiorno estivo.

Cosa vedere a Policoro:

Cosa degustare a Policoro:

    Policoro occupa una fascia di territorio molto fertile, quindi prevalentemente agricolo e pertanto, varie sono le aziende che praticano le colture sia nei campi che nelle serre. Prodotti di maggiore produzione sono gli ortaggi tra cui: cavolfiore, finocchio, insalata, melanzane, pomodori, peperoni e frutta in particolare: fragole (rinomata la varietà Candonga), pesche, albicocche, arance, clementine mandarini, fichi, uva e kiwi che vengono esportati in tutto il mondo.

Come arrivare a Policoro:

Cosa fare a Policoro:

  • Manifestazioni culturali per tutto il mese di Agosto;
  • Sagra della Fragola a Giugno;
  • Festa della Madonna del Ponte III Domenica di Maggio;
  • Festa della Madonna del Carmine ultima domenica di Luglio.
Rotondella

Rotondella
Il balcone sullo Jonio

Sorge su un monte a 576 m s.l.m. nella zona sud-occidentale della provincia.

L'abitato ha origini molto antiche. Rotondella viene citato nel 1261 col nome di Rotunda Maris, termine derivato, probabilmente, dalla sua particolare posizione di fronte al mar Jonio.
Nel comune molto bella è la chiesa madre dedicata a Santa Maria delle Grazie, nel cui interno sono custodite le statue lignee dell'Immacolata, della Madonna delle Grazie e di Sant'Antonio, e la chiesa di Sant'Antonio da Padova, appartenente al convento francescano degli Zoccolanti. La chiesa ed il convento, edificati nel 1652, furono abitati dai monaci fino al 1862 quando, con la legge Siccardi, divennero proprietà dello stato. La costruzione conserva un bellissimo altare in marmo policromo e alcune statue raffiguranti San Francesco d'Assisi, San Pasquale Bairo e Santa Rosa da Lima.

Cosa vedere a Rotondella:

  • Le "Lamie": sono archi in pietra a volta sottostante il calpestio del palazzo di proprietà della famiglia Bitonte, che risalgono al 1600.
  • La chiesa parrocchiale Santa Maria delle Grazie che risale al 1500.
  • La chiesa parrocchiale S. Antonio da Padova costruita nel 1650, fu l’ultimo dei monasteri francescani in Basilicata.
  • Belvedere di Piazza della Repubblica.

Cosa degustare a Rotondella:

  • U’ pastizz rtunnar: calzone tipico di Rotondella ripieno di carne. La sua storia è secolare: la popolazione rotondellese infatti lo preparava già a cavallo fra il 1700 e il 1800, ma esclusivamente in occasioni particolari durante l’anno, come la Pasqua.
  • I falaon: ottima alternativa vegetariana ai “pastizz”, ripieni di patate, verdura o ricotta (quest’ultimo noto come “faul”).
  • I frizzuli: si tratta di un tipo di pasta fatta con un “ferretto“, il cui nome deriva proprio dal rumore che lo stesso emette a contatto con il piano da lavoro (chiamato “shcannatur”).
  • Albicocche: la valle del Sinni, soprattutto Rotondella, è da tempo area di coltivazione di albicocche, ed in particolare di alcune specie: la Cafona, la Palummella, la Vitillo e la San Castrese. Alle profumate albicocche é dedicata la Sagra di Rotondella (Mt) che si tiene tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.

Come arrivare a Rotondella:

Tursi

Tursi
Il quartiere Arabo e i Calanchi

Tursi si ritiene fondata dopo il 410 d.C. dai Goti, i quali, dopo aver distrutto Anglona, avrebbero costruito un Castello sulla collina ove è sorta la Rabatana.

Attorno al Castello si rifugiarono i fuggiaschi di Anglona che possono ritenersi i primi abitatori del luogo. Intorno al 850 d.C. i Saraceni riuscìrono a conquistare il Metapontino e anche Tursi che a quel tempo era limitato alla zona, già abitata, della Rabatana. Gli arabi abitarono il nascente borgo e lo ingrandirono. La loro impronta è presente nel dialetto, negli usi e costumi e nelle case della Rabatana. Durante la breve permanenza dei Saraceni il borgo prese consistenza e fu denominato Rabatana a ricordo del loro borgo arabo (Rabhàdi). I Saraceni hanno lasciato profonde tracce nella Rabatana ma non ne furono i costruttori. Sotto i Bizantini lo sviluppo demografico ed edilizio fu notevole e l’abitato si estese verso valle, assumendo il nome di TURSIKON, da Turcico suo fondatore. In seguito Tursi divenne sede di Diocesi con Cattedra Vescovile presso la Chiesa della Rabatana e Capoluogo del Thema di Lucania, che confinava con quello di Longobardia e di Calabria, e accolse i fuggitivi di Anglona in seguito alla distruzione del Santuario. Nel 1500 contava 10.000 abitanti e 40 dottori in legge, picco demografico che non sarebbe stato mai più raggiunto. Normanni, Svevi, Angioini, hanno contribuito alla crescita di Tursi. Nel 1543 la Diocesi di Anglona e quella di Tursi furono unite a formare la Diocesi di Anglona-Tursi che dal 1546 ebbe la Cattedra a Tursi. In seguito Carlo V e il ducato dei Doria furono accostati alla cittadina lucana.



Cosa vedere a Tursi:

Cosa degustare a Tursi:

    Dal punto di vista della tipicità alimentare, Tursi può far vanto della rinomata “Arancia Staccia”. Questa particolare arancia si presenta con delle caratteristiche uniche sotto molti aspetti, dalla forma, oblata e schiacciata ai due poli, alla buccia, grossa e senza semi, e al peso, la cui media è molto elevata e si aggira intorno ai 300g per frutto, fino ad esemplari con un peso da 1 kg. Propria la sua forma contribuisce al nome dato all’arancia che sembra derivare da un vecchio gioco che ha origini molto antiche, simile al gioco delle bocce ma fatto con delle pietre a forma schiacciata chiamate “stacce”. Le notizie storiche sono poche e frammentate, tramandate per lo più da tradizioni orali.
    Questa “cultivar”, per via delle dimensioni eccessive, ha esclusivamente un mercato locale ed è coltivato essenzialmente per il consumo famigliare, anche perché per le dimensioni non è possibile la sua commercializzazione. Frutto che non avendo un grande mercato rischia di estinguersi, alla faccia della biodiversità.

Come arrivare a Tursi:

Cosa fare a Tursi:

  • Sagra del Percoco a Settembre;
  • Manifestazioni culturali da metà Luglio all’8 Settembre;
  • Festa di San Filippo 26 Maggio;
  • Festa della Madonna d’Anglona l’8 Settembre.
Valsinni

Valsinni
Il castello di Isabella

Il luogo dove sorge Valsinni è uno tra quelli ritenuti più probabili come luogo dove sorgeva l'antica città della Magna Grecia Lagaria. Il paese è comunque menzionato a partire dall'XI secolo con il nome di Favale, appartenne in feudo ai Sanseverino, ai Vivacqua di Oriolo, ai Capaccio, ai Galeota, ai Morra.

Nel 1528 il feudo di Gian Michele Morra, padre della poetessa Isabella Morra, passò sotto la Corona di Spagna in seguito alla sconfitta delle truppe di Francesco I di Francia nei confronti di Carlo V, ed il Morra, che appoggiava il re francese, fu costretto ad emigrare a Parigi insieme a suo figlio Scipione.
Sua moglie e gli altri figli, tra cui Isabella molto legata al padre, invece restarono a Favale, nel castello che ancora oggi domina la parte antica del borgo. Così l'antica Favale fu teatro della tragica storia di Isabella Morra, giovane ed illustre poetessa petrarchista uccisa dai fratelli a soli 26 anni dopo che questi ultimi scoprirono la sua relazione epistolare con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita.


A Valsinni è stata assegnata la bandiera arancione, un marchio di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano ai piccoli comuni dell'entroterra italiano.



Cosa vedere a Valsinni:

  • Parco letterario "Isabella Morra"
  • Castello feudale, contatti: 0835817051

Come arrivare a Valsinni:

Cosa fare a Valsinni:

  • Sagra del Melone e del grano in agosto;
  • Festa della Madonna della Stella I° domenica di maggio e I° domenica di agosto.
Volo dell'Angelo Parco Grancia

Attrazioni Scoprire la Basilicata con una carica di adrenalina



Volo dell'Angelo
Un tuffo tra cielo e terra

Al di sopra delle Dolomiti Lucane, nel cuore della Basilicata, un cavo d’acciao sospeso tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa permette di effettuare e vivere un’emozione unica: il Volo dell’Angelo.

Si tratta di un attrattore, di nuova concezione, che permette una fruizione innovativa del partimonio ambientale rispondendo ad una nuova esigenza e ad un nuovo modo di intendere il tempo libero e lo svago, teso sempre più a vivere nuove esperienze e a cercare nuove emozioni. Un’avventura a contatto con la natura e con un paesaggio unico, alla scoperta della vera anima del territorio.

Legati con tutta sicurezza da un’apposita imbracatura e agganciati ad un cavo d’acciaio il visitatore potrà provare per quale minuto l’ebrezza del volo e si lascerà scivolare in una fantastica avventura, unica in Italia ma anche nel Mondo per la bellezza del paesaggio e per l’altezza massima di sorvolo.




Come arrivare al Volo dell'Angelo:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere l'uscita per Potenza/SS407 e proseguire per 75 km.
  • Prendere l'uscita Castelmezzano.
  • Calcola il percorso con Google Maps

Contatti:

Volo dell'Aquila
Sulle Ali del Pollino

L’impianto sportivo consentirà agli utenti, 4 persone alla volta, di provare la simulazione di un volo in deltaplano fino a raggiungere gli 80km/h.
Il Volo dell'Aquila è situato a San Costantino Albanese, nel cuore del Parco del Pollino.

L'orario di apertura è 9.30 chiusura ore 19.00 senza pausa.
Si vola tutti i giorni fino al 30 settembre.
Durata del volo 3 Min e 30 secondi con velocità di risalita di 60 km/h e discesa 80 km/h.

Età minima per volare 10 anni altezza 1.30 m.
Si vola non necessariamente in 4 ma anche singolo, doppio, triplo e quadruplo

Gli utenti si posizionano nella stazione di valle, sul veicolo “aquila” a quattro posti, corredato da maniglioni e poggia-piedi dopo essere stati opportunamente imbracati.



Come arrivare al Volo dell'Aquila:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere l'uscita per Sinnica/SS653.
  • Prendere l'uscita Val Sarmento e proseguire sino a San Costantino Albanese.
  • Calcola il percorso con Google Maps

Contatti:

Parco della Grancia
Il primo parco storico rurale d'Italia

Si sviluppa su una superficie di 50 ettari di terreno alle spalle del comune di Brindisi di Montagna. In questo incantevole luogo si rievocano fatti storici che hanno profondamente segnato l'identità del popolo lucano e dell'Italia intera.

Con l’Unità d’Italia, una sanguinosa insurrezione coinvolse tutto il Sud del Paese, bande di briganti e folle di contadini desiderosi di affermare i propri diritti imbracciarono le armi contro eserciti di soldati inviati dal nuovo Governo a ristabilire con forza l'ordine e l'ubbidienza. Tra queste montagne riecheggia il mito del brigantaggio lucano.
Un mito intriso di ideali e di orgoglio, calato in una antica civiltà rurale che oggi il Parco vuole riportare alla luce, con tutti i suoi simboli e le sue tradizioni, attraverso un percorso di animazione turistica e culturale. Un grande affresco storico che vi trascinerà in un’esperienza sensoriale unica, facendovi rivivere usanze, sapori e leggende del passato e facendovi sentire protagonisti di un mondo epico. Le passeggiate sul carretto trainato dai buoi o a dorso d'asino, i costumi tipici, i prodotti enogastronomici, i concerti di musica popolare.



Come arrivare al Parco della Grancia:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere l'uscita SS407 verso Potenza/Salerno.
  • Prendere l’uscita Grancia/Foresta Grancia.
  • Calcola il percorso con Google Maps

Parco Nazionale del Pollino
Il parco naturale più grande d’Italia

Il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1988, si estende per oltre 192 mila ettari di superficie. Rappresenta, dunque, l'area protetta più estesa d'Italia, comprendendo, a cavallo fra il confine geografico e amministrativo delle regioni Calabria e Basilicata, 3 province e 56 comuni.

L'emblema del parco è il pino loricato (Pinus heldreichii), specie rarissima in Italia, presente in altre aree dell’Europa sud-orientale. Sul massiccio del Pollino, riesce a vivere dove altre specie non potrebbero, resiste bene al gelo, alla neve e ai forti venti.

Tra la Calabria e la Basilicata, dove sono state rinvenute alcune migliaia di esemplari, è stata certificata la pianta nazionale più antica d’Italia, con 963 anni di vita.
Sopportano suoli sottili e poveri e spesso fanno portamento spettacolare. Si trova generalmente a un'altezza di 900-2500 m. Il pino loricato si rinviene spesso in esemplari isolati, ben distante da altri alberi.

Le sue vette, Serra Dolcedorme (2267 m) e Monte Pollino (2248 m), tra le più alte del sud d'Italia, sono coperte di neve per molti mesi dell'anno. Dalle cime, ad occhio nudo, si osservano, ad occidente, le coste tirreniche e, ad oriente il litorale ionico. All'interno della valle del Mercure, in territorio di Rotonda, sono stati ritrovati interessanti reperti paleontologici: Elephas antiquus, Hippopotamus major.

Dal 2015 il Parco Nazionale del Pollino è divenuto patrimonio dell’UNESCO.



Cosa degustare al Parco Nazionale del Pollino:

La produzione tipica dell'agroalimentare costituisce senz'altro una peculiarità di questo territorio. Grazie ai progetti di promozione, in particolare nel settore dell'agroalimentare, portati avanti dall'Ente Parco oggi si possono individuare quattro filiere produttive:

  • prodotti lattiero-caseari
  • ortofrutta
  • salumi
  • prodotti da forno

Altre tipicità che in realtà coprono l'intero universo delle produzioni radicate nell'area: dal peperone di Senise alla melanzana rossa di Rotonda, dal pane di Cerchiara al Miskiglio (pasta composta da 4 farine: fave, orzo, ceci e grano – proclamata dall’UNESCO emblema della dieta mediterranea), dalla soppressata alla ricotta, dal miele alle marmellate, dai liquori a base di frutti spontanei al moscato di Saracena.

Come arrivare al Parco Nazionale del Pollino:

  • Dal villaggio prendere la SS106 in direzione Taranto.
  • Prendere l'uscita SS653 Sinnica verso Salerno/Reggio C.
  • Prendere l’uscita Val Sarmento e proseguire per Terranova del Pollino.
  • Calcola il percorso con Google Maps

Cosa fare al Parco Nazionale del Pollino:

  • trekking
  • rafting
  • torrentismo
  • canyoning
  • arrampicata
  • free climbing
  • mountain bike
  • turismo equestre
  • parcopollino.gov.it


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